basty

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La esposizione, a parer mio ha due vizi di fondo.
In primo luogo l'aggravio di costi non lo si dovrebbe misurare in euro ma in mc di metano consumato. (Meglio se rapportato al pcs). Può poi essere che il prezzo del combustibile non sia cambiato di molto ma meglio ragionare in termini di fabbisogno e non di spesa.
La seconda stranezza sta nel fatto che non si accenna per nulla alla installazione e applicazione della contabilizzazione. Questa sarebbe stata preceduta da una valutazione dei consumi involontari, che sommati ai costi di manutenzione e conduzione della caldaia dovevano continuare ad essere ripartiti fra tutti i condomini (la cosiddetta quota fissa). Per cui dovrebbe essere nota la % fissa da ripartire fra tutti. Una volta nota, almeno questa quota potrà essere richiesta per i bilanci in sospeso. (Previa riformulazione della ripartizione)
Più difficile confrontare il prima e il dopo. Però se ho inteso bene l'attico è stato coibentato prima del distacco: in quegli anni tutti usufruivano di una dispersione dell'edificio che mediamente usufruiva di una trasmittanza media inferiore alla attuale, che oggi non si avvantaggia della parte coibentata. Anche questo seppur piccolo comporterebbe un aggravio per gli appartamenti rimasti in classe G, senza che ciò possa essere addebitato al distacco.
Confermo che i gradi giorno sono in diminuzione annua costante del 5 -10% annui; (almeno qui nel NW), non ho però constatato un legame lineare tra diminuzione dei gg e consumi in mc
 

Luigi Criscuolo

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In primo luogo l'aggravio di costi non lo si dovrebbe misurare in euro ma in mc di metano consumato. (Meglio se rapportato al pcs). Può poi essere che il prezzo del combustibile non sia cambiato di molto ma meglio ragionare in termini di fabbisogno e non di spesa.
se il legislatore avesse voluto intendere quello che sostieni tu probabilmente non avrebbe usato "aggravio di spese" ma "aggravio di consumi". Ora il consumo di metano, se diminuisce il volume degli ambienti da riscaldare, è quasi ovvio che sia inferiore. Invece non è detto che, a fronte di un minor consumo, la ripartizione del costo del metano diviso per i millesimi dei condomini rimasti allacciati sia minore o uguale al costo ante distacco. Nel caso in questione se il costo dell'acquisto di metano è rimasto invariato, cioè 9.000 euro c.a ; 9.000:1.000= 9 €/mm; dopo il distacco di 150 mm bisogna fare 9,0 €/mm x 850 mm = 7.650 €. Questo a mio avviso segna il limite del non "aggravio di spesa" per quanto riguarda la sola voce acquisto metano.
La seconda stranezza sta nel fatto che non si accenna per nulla alla installazione e applicazione della contabilizzazione.
purtroppo a Roma c'è ancora più del 40% dei condomìni che non hanno montato le valvole termostatiche ed i contabilizzatori.
 

basty

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Non fraintendere.
È ovvio che in fondo si debba tradurre il tutto in euro. Ma il confronto ne convieni sarà basato sui mc metano/mq appartamento, non su €/mq essendo quest'ultimo dipendente anche dal prezzo del metano. Era da parte mia solo una obiezione linguistica; il fatto che tu ribadisca lascerebbe supporre che tu abbia la pretesa di addebitare al distaccato anche gli aggravi di spesa legati ad aumenti di prezzo.

Quanto alla contabilizzazione, questa sarà una buona occasione per gestire con titoli validi quanto addebitare al distaccato
 

Luigi Criscuolo

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Ma il confronto ne convieni sarà basato sui mc metano/mq appartamento, non su €/mq essendo quest'ultimo dipendente anche dal prezzo del metano.
io ho parlato di mm di riscaldamento non di mq. Tra l'altro il fabbisogno energetico si misura in W/mc, ma questo è un'altra cosa.
Il costo del metano, e su questo sono d'accordo, varia non solo ogni anno ma ogni mese dell'anno e guarda caso il costo del metano per riscaldamento aumenta nei periodi invernali. Ma questo succede in tutti gli inverni uno non è che paragona il costo del metano a mc a luglio con quello di gennaio.
il problema è un altro: i calcoli teorici, che si basano sul fabbisogno energetico e sul quantitativo di acqua da scaldare e far circolare, dicono che dal distacco non ci sarebbe stato un aumento di costi per chi è rimasto allacciato. I costi reali, che sono rimasti pressoché invariati, invece dicono il contrario. Non puoi sostenere che l' aggravio di spesa è dovuto solo all'aumento del costo del metano. Anche perché, avendo una sonda esterna che regola la temperatura dell'acqua di circolazione, è emerso che dalla gestione ante distacco la temperatura dell'aria nei mesi invernali è stata più alta e quindi si sarebbe dovuto consumare di meno.
 

basty

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Non farmi dire ciò che non ho detto
Non puoi sostenere che l' aggravio di spesa è dovuto solo all'aumento del costo del metano.
cosa che non ho sostenuto, anzi.

e cerca di fare uno sforzo di comprensione, come lo richiedi a chi ti legge: se scrivi che
dicono che dal distacco non ci sarebbe stato un aumento di costi per chi è rimasto allacciato. I costi reali, che sono rimasti pressoché invariati, invece dicono il contrario.
parrebbe una contraddizione, se non facessimo il minimo sforzo di capire che intendi dire che a rimaner invariati sono stati i costi assoluti, e non quelli relativi alle sole unità rimaste col centralizzato.

io ho parlato di mm di riscaldamento non di mq. Tra l'altro il fabbisogno energetico si misura in W/mc, ma questo è un'altra cosa.
Appunto (o quasi): il fabbisogno energetico si misura in termini di energia quindi Wh/mc riscaldato, per cui parlare di
9,4 € a millesimo
come ben sai è improprio.

Ora suggerire di esprimerti in metri cubi metano/ metri quadri di superficie riscaldata è esattamente equivalente ad esprimersi in Wh/mc (assumendo che l'altezza dei piani sia costante, il che è la situazione più frequente): tutto qui. Senza obbligarti a fare il calcolo dell'equivalente calorifico del metano da voi acquistato.

Per ultimo non ho sostenuto che sia giustificabile in toto questo aumento relativo dei costi; ho solo ricordato che mutando le condizioni, è evidente si constati un lieve incremento relativo dei costi unitari: i costi fissi rimangono immutati, pur dividendoli su un numero inferiore di appartamenti. Diverso se avessi affermato che ci si doveva aspettare un consumo invariante di metano. (cosa che non ho detto).

Hai accennato alla possibilità di
Se non si arrivasse ad un accordo e si aprisse un contenzioso, il giudice, verificando l'aumento dei costi per chi è rimasto allacciato, cosa può decidere?
La correzione in termini più appropriati era proprio in vista di un contenzioso, non per un dialogo tra .... conoscenti del forum.

I due condomini sottostanti invece hanno detto che da quando c'è stato il distacco loro hanno avuto un calo di almeno 1,5 gradi nelle loro abitazioni.
Vista la pervicacia nel cercare errori in quanto ti ho scritto, ti aggiungo una considerazione anche riguardo a quanto sopra:
Se i due si lamentano di questo fatto, di cui non dubito, significa che prima godevano di un calore ceduto dall'appartamento sovrastante, costretto a vivere in un ambiente a 25°/26°: evidentemente ora questi dell'attico terranno l'ambiente a 21/22° e ciò si traduce in una dispersione di calore dall'alloggio sottostante: ma anche questo non è imputabile al distacco, bensì alla totale assenza di accorgimenti tecnici nel limitare la trasmittanza termica delle solette e delle pareti: se non ricordo male hai in passato accennato a l fatto che il tuo caseggiato risalga agli anni 60/70 dove nulla era prescritto in termini di contenimento termico.

Senza poterti rispondere se gli effetti riscontrati siano attribuibili in toto al distacco, è comunque certo che in quelle presumibili condizioni, l'errore è stato vostro nel non immaginare che la quota "fissa" residua sarebbe stata piuttosto alta, non certamente nulla o del 10% come ultimamente proporreste.

Dimaraz in altro 3D ha sostenuto che considerare nella quota "involontaria" le dispersioni delle pareti verticali ed orizzontali sia "concettualmente un errore": io replicherai che è un errore applicare pedestremente la UNI 10200 sia che l'edificio sia in classe A che in classe G: un conto è stimare il fabbisogno proprio, altro quello di decidere come ripartire sui condomini le inefficienze dell'edificio esistente, non nato per evitarle. Alla faccia della legge e della UNI, in edifici in classe G, probabilmente per una ripartizione equa di questi consumi dispersi, non basta nemmeno il 30%: poi convengo concettualmente con Dimaraz che a fronte di questo stato di fatto si ponga l'alternativa di procedere "tutti" a prendere in considerazione un cappotto interno o esterno, serramenti ad alto isolamento ecc.; da quel momento le dispersioni residue individuali non sarebbero più "involontarie" ma conseguenti ai mancati provvedimenti adottati.

p.s.: non sei obbligato a capire ciò che intendo o condividere la mia opinione.
 

Dimaraz

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Questo a mio avviso segna il limite del non "aggravio di spesa" per quanto riguarda la sola voce acquisto metano.
Purchè sia al netto di eventuali differenze sul costo /mc.

L'unico sistema corretto che previene errori è quello di considerare i consumi in mec e non i costi sopportati.

Quanto alla frase è ovvio che il non aggravio non è inteso in termini assoluti ma specifici delle quote che risultano.

Tradotto se ante distacco ad un condòmino veniva adebitato l'equivalente di 1000 mc dopo il distacco del proprietario attico il corrispettivo dovra essere sempre di 1000 mc.

Ovviamente una tolleranza diventa discutibile se limitata a qualche mc.
 
Ultima modifica:

basty

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Tradotto se ante distacco ad un condòmino veniva adebitato l'equivalente di 1000 mc dopo il distacco del proprietario attico il corrispettivo dovra essere sempre di 1000 mc.
Diciamo che il criterio della legge è chiarissimo in termini di obiettivo: inapplicabile in termini pratici.
Non parliamo poi della coerenza di comportamento del legislatore che con la mano sinistra in passato vietava, e con l'altra mano sforna invece un criterio in CC che autorizza.
L'asseverazione diventa una sorta di paravento.
Come se fosse facile dimostrare che i 1000 aut 1100 mc consumati oggi equivalgono ai 1000 mc di ieri, considerando la diminuzione di rendimento caldaia, i diversi gradi-giorno, il diverso livello di temperatura medio interno, il diverso delta tra temperatura esterna ed interna, il diverso valore medio delle temperature esterne......

Certo se Criscuolo rileva un costante fabbisogno di mc, nonostante sia diminuito del 12,5% il volume riscaldato, non si può non addebitare anche al 15° appartamento una sostanziale quota fissa.

p.s.:
"i gradi giorno" sono quelli registrati in tutti i locali degli appartamenti rimasti allacciati?
Per la cronaca i gradi-giorno sono definiti come la sommatoria delle differenze di temperatura esterna reali rispetto ai 20° considerati "normali", nel corso della stagione invernale: matematicamente vorrebbero rappresentare l'integrale della curva di temperatura del semestre invernale, riferita ai 20°C.
Ogni comune italiano ha un valore di legge (stabilita nel 1993 o giù di lì): valore che determina la appartenenza dei comuni alle varie zone climatiche: valori bassi per le zone temperate/calde; valori alti per le zone montane/fredde.
Il valore puntuale dell'anno lo si può calcolare se l'ARPA regionale fornisce i valori medi giornalieri di temperatura delle varie stazioni meteorologiche, tra cui quella prossima alla zona di interesse.

Non conosco quale relazione venga adottata per tener conto dei fabbisogni/consumi: vero è che in passato ante contabilizzazione, le ditte che stipulavano contratti di energia, rettificavano il prezzo a consuntivo in base allo scostamento dei gradi giorno reali rispetto ai teorici/legali adottati in sede di preventivo contrattuale.
Probabile sia stato usato un fattore empirico, ma non lo conosco.
 

Nemesis

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Per la cronaca i gradi-giorno sono definiti come la sommatoria delle differenze di temperatura esterna reali rispetto ai 20° considerati "normali", nel corso della stagione invernale: matematicamente vorrebbero rappresentare l'integrale della curva di temperatura del semestre invernale
Il periodo annuale convenzionale non è un semestre.
 

basty

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Proprietario Casa
Il periodo annuale convenzionale non è un semestre.
Non sono andato a rivedermi la definizione: mi premeva segnalare che è un parametro legato all'andamento della temperatura esterna e non alla temperatura degli ambienti interni, come supponeva Luigi.

Poi il fatto che vengano sommati i Delta T° rispetto ai 20°, ponendo a zero i valori per T> 20°, fa si che questa sommatoria riguardi sostanzialmente i mesi invernali: i mesi caldi non danno contributo.

In particolare:

I gradi giorno, per definizione, sono la differenza tra la temperatura giornaliera media e i 20°C che abbiamo in casa, per tutti i giorni del periodo di riscaldamento.

Poi mi concederai che essendo io in zona climatica C, con periodo di riscaldamento ufficiale dal 15/10 al 15/4 , per noi il periodo coincide esattamente col semestre.

gradi-giorno-zone-climatiche.jpg
 

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