facciamo un semplice ragionamento: se il riscaldamento riscalda un immobile e i dispositivi di controllo sono ben tarati, ad un certo punto, raggiunta la temperatura prevista, tutto si chiude e l'impianto di fatto smette di scldare, tutto questo fino a quando gli stessi dispositivi non rilevino un calo significativo della temperatura e riavviano il riscaldamento, tutto questo genera il confort necessario per vivere bene l'alloggio, una casa mediamente chiusa non subisce cali di temperatura o dispersioni tali da sconvolgere lo status quo quindi l'intervallo di cui sopra tra spento e riacceso potrebbe essere anche rilevante e sopperire tranquillamente all'ora di fermo "amministrativo". Al contrario se il fermo "amministrativo" interviene in un momento in ciu l'immobile è sotto temperatura interrompendo il riscaldamento, il confort sarà ridotto e al riavvio l'impianto divrà lavorare di più per raggiungere la temperatura prevista: Le cose cambiano se lascio l'alloggio alle 7 di mattina e vi torno alle 20, in questo caso è da valutare, va tenuto però conto che la mattina l'impianto si avviarebbe per non farmi soffrire il freddo e al rientro troverei la casa fredda a il tempo necessario per riscaldarla potrebbe essere tale da essere ancora sotto temperatura al momento di dormire e quindi soffrire il freddo. Poi non c'è che sperimentare