Hug

Membro Attivo
Proprietario Casa
Siamo nell'era dei contabilizzatori e, come molti forse sapranno, si è stabilito o si sta stabilendo l'orario di riscaldamento. Qualche condòmino ha paura della doppia accensione, alternativa ad un orario del tipo 6-22, in quanto ritiene che la doppia accensione provochi maggiori anziché minori spese di riscaldamento. Io non sono riuscito a dimostrare che questo sia vero pertanto per me un'ora intermedia (tra le 6 e le 22) di impianto spento è un'ora risparmiata di consumi di gas e di energia elettrica.
Voi ci riuscite o ci siete riusciti?
Grazie.
 

Dimaraz

Membro Storico
Proprietario Casa
Io non sono riuscito a dimostrare che questo sia vero pertanto per me un'ora intermedia (tra le 6 e le 22) di impianto spento è un'ora risparmiata di consumi di gas e di energia elettrica.

Io contesto sempre la "matematica spicciola" cui si attribuisca valore assoluto.

"Non si può fare di ogni erba un fascio" e d ogni caso andrebeb analizzato specificatamente.
All'assoluto che ogni ora di mancata accensione significa che si risparmia un ora di consumo v'è il rovascio delal medaglia: 1 ora di riscaldamento spento significa che vi sarà un tot di calore immesso. Ne consegue che, in funzine della dispersione dei vari ambienti, vi sarà una diminuzione della temperatura sia dell'ambiente che del "veicolante" (solitamente acqua)...e per ripristinare la temperatura voluta (ambiente) e necessaria (acqua) una caldaia dovrà lavorare a regime superiore.

Metaforicamente tu puoi andare da Milano a Roma in auto o in bici...con il secondo risparmi dei costi...ma subisci dell'altro.
 

happysmileone

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Sarà una banalità ma se avete installato sia il conta calorie sulla centrale termica che i contabilizzatori sui termosifoni basterebbe effettuare delle prove per. verificare i consumi con l'assistenza del conduttore dell'impianto e del termotecnico che ha redatto il progetto
 

griz

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facciamo un semplice ragionamento: se il riscaldamento riscalda un immobile e i dispositivi di controllo sono ben tarati, ad un certo punto, raggiunta la temperatura prevista, tutto si chiude e l'impianto di fatto smette di scldare, tutto questo fino a quando gli stessi dispositivi non rilevino un calo significativo della temperatura e riavviano il riscaldamento, tutto questo genera il confort necessario per vivere bene l'alloggio, una casa mediamente chiusa non subisce cali di temperatura o dispersioni tali da sconvolgere lo status quo quindi l'intervallo di cui sopra tra spento e riacceso potrebbe essere anche rilevante e sopperire tranquillamente all'ora di fermo "amministrativo". Al contrario se il fermo "amministrativo" interviene in un momento in ciu l'immobile è sotto temperatura interrompendo il riscaldamento, il confort sarà ridotto e al riavvio l'impianto divrà lavorare di più per raggiungere la temperatura prevista: Le cose cambiano se lascio l'alloggio alle 7 di mattina e vi torno alle 20, in questo caso è da valutare, va tenuto però conto che la mattina l'impianto si avviarebbe per non farmi soffrire il freddo e al rientro troverei la casa fredda a il tempo necessario per riscaldarla potrebbe essere tale da essere ancora sotto temperatura al momento di dormire e quindi soffrire il freddo. Poi non c'è che sperimentare
 

Dimaraz

Membro Storico
Proprietario Casa
facciamo un semplice ragionamento: se il riscaldamento riscalda un immobile e i dispositivi di controllo sono ben tarati, ad un certo punto, raggiunta la temperatura prevista, tutto si chiude e l'impianto di fatto smette di scldare

Giusto in inea di principio...ma manca anche qui un particolare:
non è vero che un impianto abbia sempre una potenzialità decisamente superiore a quanto serve.
Tale "fabbisogno" è variabile in funzione delta differenziale fra la temperatura esterna e quella che è "fissata" per un confort umanamente accettabile.

Generalmente poi i vecchi impianti erano tarati per un funzionamento "in continua" perchè era antieconomico (per il costruttore) realizzare un impianto sovradimensionato ( nella generatore/caldaia e negli elementi di scambio alias radiatori).
 

griz

Membro Storico
Professionista
Giusto in inea di principio...ma manca anche qui un particolare:
non è vero che un impianto abbia sempre una potenzialità decisamente superiore a quanto serve.
Tale "fabbisogno" è variabile in funzione delta differenziale fra la temperatura esterna e quella che è "fissata" per un confort umanamente accettabile.

Generalmente poi i vecchi impianti erano tarati per un funzionamento "in continua" perchè era antieconomico (per il costruttore) realizzare un impianto sovradimensionato ( nella generatore/caldaia e negli elementi di scambio alias radiatori).
apposta siamo in più a rispondere :)
rimane il fatto che per capire se sarebbe il caso di interrompere il riscaldamento un'ora per risparmiare, non c'è che la prova empirica e secondo me per un'ora non ne vale la pena
 

happysmileone

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Almeno la prova che con tutti i termosifoni con la valvola chiusa la caldaia si spegne la avranno fatta in verifica del sistema di contabilizzazione o no? Nessun collaudo ?
 

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