claudia_

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Dal punto di vista tecnico @claudia_ non ha tutti i torti, ma dal punto di vista giuridico potrebbe essere inutile tentare di imporre la spesa al condominio: qualora l'assemblea si opponesse rischiereste una causa civile lunga cinque o sei anni per cifre irrisorie e, come illustrato in altri post, rischieresti di soccombere pagando anche le spese legali.
Visto che dovrai convivere, è consigliabile che tu ti accolli la spesa dello spostamento di qualche cavo e l'inserimento di una scatola nuova dopo aver assolutamente chiesto l'autorizzazione all'amministratore, motivandone la necessità, prima di metter mano all'impianto condominiale. Se l'amministratore non risponde, procedi ripristinando perfettamente impianto e murature. Sarà poi l'amministratore a dover motivare un eventuale diniego e valutare se farti causa, con poche probabilità di successo visto che non hai arrecato alcun danno ... anzi, hai corretto un'anomalia.
Infatti, concordo con te.

Volevo comunque ringraziare tutti per i vostri commenti/suggerimenti e raccontarvi la fine della storia. Penso che la troverete interessante.
Alla fine ho deciso di accollarmi le spese per lo spostamento al di la del muro. Non è stato indolore ma spero serva a migliorare i rapporti con tutti.
L'amministratore non c'è ancora nel condominio e comunque i condomini hanno dato tutti il benestare e si sarebbero anche accollati le spese (dopo capirete perchè... ). Ho deciso io di non procedere sperando che i soldi spesi siano un buon investimento e mi ritornino in un più quieto vivere nel mio nuovo condominio.

Si sono poi scoperte varie cose nel frattempo.:

1) Non è una servitù del padre di famiglia. L'impianto è stato realizzato in una ristrutturazione successiva alla costruzione originaria dai condomini che avevano acquistato dal costruttore (unico propietario precedente). Ci sono le tracce del vecchio persorso dell'impianto sotto quello attuale che non coincidono (uno va in diagonale lungo il muro delle scale e l'altro in verticale). Per cui era una servitù probabilmente molto poco vincolante per me (vedi sentenza di cassazione sopra riportata).

2) L'impianto è stato fatto malissimo, non è per niente regolare (nemmeno per l'epoca) anche se certificato. Quindi la certificazione lascia il tempo che trova. (L'elettricista che lo ha fatto comunque è trapassato quindi poco varrebbe anche rifarsi su di lui). A ben vedere la commistione così fatta fra i due impianti la diceva lunga su come è stato realizzato. Per fare solo un esempio delle tante cose sbagliate: i differenziali sono tutti sovradimensionati rispetto ai cavi, quindi inutili visto che non scatteranno mai. Uno addirittura mal collegato tanto da non poter funzionare (mi scuso con i tecnici se non mi esprimo al meglio ma il concetto è quello). Quindi volendo avrei potuto chiedere una verifica e pretendere (una volta insediato l'amministratore) una nuova messa a norma, che avrebbe comunque imposto la separazione per poter essere eseguita. Ma con i tempi non ci saremmo stati dentro e certo non potevo permettermi di fermare i lavori.

3) Sono state fatte da un condomino (lo stesso che pretendeva inizialmente la ri-certificazione...) anche aggiunte successive di cavi che vanno al suo garage, che passano dentro l'impianto condominiale e assolutamente non certificate. Questo per la verità credo che invalidi pure la certificazione esistente, cosa che un po' mi preoccupa visto che dobbiamo assicurare l'edificio. Si vedrà in seguito.

4) Abbiamo spostato di poco tutto dall'altro lato del muro. Non sono state fatte modifiche al percorso ne cambiato nulla, solo separato, messo ordine e scollegato dei cavi e ricollegati (molto meglio di prima) per farli passare nella nuova scatola. La certificazione esistente dovrebbe rimanere in essere. Nessuna aggiunta o sfilamento, a parte i cavi "abusivi" perchè uno si era rotto. (Questo è abbastanza ironico!)

5) Giuridicamente sarebbe stato un caso davvero molto interessante da dibattere ma, come molti di voi hanno fatto notare, per cifre così piccole e tempi così lunghi il gioco non vale la candela. Quindi purtroppo non si saprà mai quale principio avrebbe prevalso.
E comunque non era il mio "fine" andare in causa, anche se a me sarebbe costato poco ;), ma solo far valere le mie ragioni che a tutt'ora, mi perdoni chi non è d'accordo, ritengo valide.

Ancora grazie a tutti
 

Dimaraz

Membro Storico
Proprietario Casa
E comunque non era il mio "fine" andare in causa, anche se a me sarebbe costato poco ;), ma solo far valere le mie ragioni che a tutt'ora, mi perdoni chi non è d'accordo, ritengo valide.

Sempre con "spirito costruttivo" ed a beneficio tuo o di chi leggerà mi permetto delle puntualizzazione.


1) Non è una servitù del padre di famiglia. L'impianto è stato realizzato in una ristrutturazione successiva alla costruzione originaria dai condomini che avevano acquistato dal costruttore

Resta sempre una servitù "originaria"...che fosse del primo costruttore o di chi gli é succeduto nulla cambia.

Per cui era una servitù probabilmente molto poco vincolante per me (vedi sentenza di cassazione sopra riportata).
Il lavoro era presente prima del tuo acquisto e pienamente vincolante...E quella sentenza ancora nulla centra.


Quindi la certificazione lascia il tempo che trova.
Lascia il tempo che trova...ma soddisfa lo "stupido" requisito di una "carta firmata" ma non controllata da ente terzo.
Ne ho di cose "certificate" ...di cui prenderei persecutore a calci dove non batte il sole per anni.


Per fare solo un esempio delle tante cose sbagliate: i differenziali sono tutti sovradimensionati rispetto ai cavi, quindi inutili visto che non scatteranno mai.
Altra panzana raccontata dai tecnici di prima?
Un "differenziale" nulla centra con la sezione del cavo. Scatta perché misura una differenza (da qui il nome) nel passaggio fra i cavi.
In un impianto coesistono cavi di sezione diversa...quindi vi sarebbe sempre una "inadeguatezza" (stando all'autore di quella frase).


Questo per la verità credo che invalidi pure la certificazione esistente, cosa che un po' mi preoccupa visto che dobbiamo assicurare l'edificio. Si vedrà in seguito.
Qui hai certamente ragione. La "certificazione" (buona o grama) vale solo per l'impianto al momento della redazione.
Modifiche e aggiunte non "professionali" invalidano tutto.
 

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