Quella di "ricontrattare" i canoni di locazione dei locali ad uso non abitativo (commerciali, studi professionali ecc.) sta diventando una prassi "di moda" da parte di molti conduttori, vista l'indubbia difficoltà che oggi i locatori incontrano nell'affittare detti immobili.
In effetti l'offerta di locali commerciali sul mercato è ampia e la richiesta misera. Soprattutto le aziende che hanno parecchie sedi in affitto possono trarre dei grossi benefici economici da questa "ricontrattazione", pertanto ci provano.
Sinceramente, come locatori, non possiamo non ammettere che oggi come oggi è preferibile avere un conduttore sicuro con un affitto moderato piuttosto che un conduttore a rischio con un affitto alto, soprattutto se il possesso del locale comporta spese annue di gestione non indifferenti (ad es. in condominii con riscaldamenti centralizzati ecc.).
Si tratta di valutare caso per caso il potere contrattuale di entrambe le parti.
Io credo che un locale commerciale ambito, ben posizionato e in buone condizioni non sia facilmente sostituibile da un altro locale, anche se meno caro, per il buon andamento dell'attività. In tali casi al locatore converrà negare un ridimensionamento del canone, anche perché è una condizione che si protrarrebbe sino alla fine del contratto e non è detto (almeno speriamo) che tra qualche anno la situazione non migliori.
In casi opposti viene lasciato al buon senso delle parti l'accordo su un canone che sia remunerativo per il locatore e sopportabile per il conduttore.