Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
La Riforma del condominio(Legge 11.12.2012 n. 220) introduce un ultimo, nuovo comma, all’art. 1118 del Codice Civile, in base al quale il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, a condizione che dal suo distacco non derivino squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini.

Ora nella doppia ipotesi che non essendo stata apportata alcuna modificazione alla conduzione della caldaia alla fine della gestione del riscaldamento si sia consumato lo stesso numero di mc degli anni precedenti e che il prezzo del combustibile sia rimasto invariato, il costo diviso tra i condòmini rimasti allacciati sarà superiore rispetto alla suddivisione tra tutti i condomini, quindi ci sarà un aggravio di spesa.

Oppure anche se si è consumato meno mc rispetto agli anni precedenti per via del nuovo settaggio della caldaia ma il costo della fornitura è aumentato per via dell’ aumento del carburante si avrà ancora un aggravio di spesa per i condomini rimasti allacciati al riscaldamento condominiale.

Alla luce di queste due ipotesi non vi sembra che questo nuovo comma meritasse delle spiegazioni più dettagliate?
 
O

Ollj

Ospite
Volutamente è stato sì generale ed astratto: sarà sempre necessario l'accompagnamento di una perizia tecnica atta a dimostrare il risparmio; il legislatore mai avrebbe potuto prevedere le innumerevoli variabili in gioco.
 

Un giocatore

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Proprietario Casa
Puoi sempre proporre ai condomini di mettere i contabilizzatori senza attendere la scadenza di legge (31/12/2016). Ognuno si sceglierà l'orario che più gli si addice e potrà anche programmare le accensioni (domotica) e non ci saranno discussioni tra calorosi e freddolosi.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
Se non ricordo male, aldilà del consumo, tu dovrai contribuire alle spese per la manutenzione della caldaia.
 

Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
Ognuno si sceglierà l'orario che più gli si addice e potrà anche programmare le accensioni (domotica) e non ci saranno discussioni tra calorosi e freddolosi.
non fantasticare troppo. Quello che hai scritto rispecchia il riscaldamento autonomo e non quello condominiale. Come ho già avuto modo di scrivere in un' altra discussione l'orario di accensione dell'impianto di riscaldamento rappresenterà senz'altro un argomento di discussione in seno a tutti i condomìni una volta installati i contabilizzatori di calore. La legge consente agli impianti di riscaldamento dotati di contabilizzatori di derogare agli orari imposti per ogni zona climatica nelle quali è stata suddivisa l' Italia, stando accesi 24 h/24 h. Ora, nelle zone nelle quali attualmente il riscaldamento è di 12 ore non consecutive nell'arco delle 24 ore, come a Roma, (se non addirittura 6 ore su 24 come nella zona A), non ci vuole una laurea in termotecnica per capire che, tenendo accesa la caldaia anche solo in stand by per il doppio se non il triplo dell'orario di funzionamento per la zona climatica, perché in tutti gli ambienti si è raggiunta la temperatura di settaggio, si consumerà combustibile a vuoto e che quindi i costi di gestione aumenteranno.
E' ora di sfatare la credenza popolare che uno prima di uscire per andare a lavorare, visto che in casa non c'é nessuno, azzera la termovalvola e la riaccende quando ritorna, così non paga il riscaldamento di cui non ha goduto. Chi fa questo lavoro tutti i giorni nei quali viene erogato il servizio di riscaldamento centralizzato? E chi lo fa, dopo un paio di anni, si ritrova da sostituire le termovalvole, perché un consiglio che danno gli installatori è quello di agire all'inizio sulla termovalvola fino a quando si è raggiunta la temperatura voluta per ogni locale, e poi, se non ci si assenta per periodi medio lunghi, di non continuare a toccarle : in sostanza se vai via un fine settimana il risparmio sul consumo è risibile.
Il problema che si potrebbe presentare, invece, è un altro: può un condomino particolarmente facoltoso e freddoloso pretendere che l'impianto funzioni 24 h/24 h quando magari l'assemblea condominiale decidesse di continuare a far funzionare la caldaia per 12 ore non consecutive?
 

Dimaraz

Membro Storico
Proprietario Casa
...non ci vuole una laurea in termotecnica per capire che, tenendo accesa la caldaia anche solo in stand by per il doppio se non il triplo dell'orario di funzionamento per la zona climatica, perché in tutti gli ambienti si è raggiunta la temperatura di settaggio, si consumerà combustibile a vuoto e che quindi i costi di gestione aumenteranno.

Magari dipenderà anche da come viene tarato "l'automatismo" della caldaia".
Per quanto ne sapevo il funzionamento 24/24 è previsto solo per determianti tipi di impianto (riscaldamento a pavimento) che hanno "inerzie" rilevanti tali da sconsigliare comuqnue lo spegnimento.
 

Un giocatore

Membro Assiduo
Proprietario Casa
può un condomino particolarmente facoltoso e freddoloso pretendere che l'impianto funzioni 24 h/24 h quando magari l'assemblea condominiale decidesse di continuare a far funzionare la caldaia per 12 ore non consecutive?
In assenza di contabilizzatori da solo può esigere una durata pari al valore fissato della zona climatica.
In caso contrario può esigere l'accensione no-stop.
 

Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
Per quanto ne sapevo il funzionamento 24/24 è previsto solo per determianti tipi di impianto (riscaldamento a pavimento)
non mi sembra che la legge faccia riferimento solo a questo tipo di riscaldamento.
Parla di caldaie che possono lavorare su 2 o 3 intervalli di temperatura.

In caso contrario può esigere l'accensione no-stop.
Non sarei proprio sicuro di questo: il DPR n.° 74 del 2013 all'Art. 4 comma 6 lettera f) parla di non applicazione degli orari di funzionamento previsti dal comma 2 per ogni zona climatica, quindi di una deroga alla norma, non di un obbligo a tenere acceso.
Ti allego il link della legge
Gazzetta Ufficiale
 

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