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il DPR n.° 74 del 2013 all'Art. 4 comma 6 lettera f) parla di non applicazione degli orari di funzionamento previsti dal comma 2 per ogni zona climatica, quindi di una deroga alla norma, non di un obbligo a tenere acceso.
Alcune sentenze parlano di obbligo di accensione per la durata giornaliera massima su richiesta di un solo condòmino.
 

Luigi Criscuolo

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Alcune sentenze parlano di obbligo di accensione per la durata giornaliera massima su richiesta di un solo condòmino.
Aridajje: ma nel tuo condominio siete usi a tenere acceso il riscaldamento meno delle 12 ore (non consecutive) che prevede la normativa? Oppure, c'é qualche condomino che, a secondo delle giornate, va a spegnere la caldaia se, secondo lui, la temperatura esterna è tale da non dover accendere il riscaldamento?
 

Luigi Criscuolo

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A novembre e dal 15 marzo la durata giornaliera del riscaldamento è normalmente inferiore a 12 ore.
deve essere l'assemblea che decide un orario ridotto, tra l'altro crea problemi alla società che gestisce il riscaldamento: l'accensione e lo spegnimento è regolato con un orologio; devono far uscire appositamente un tecnico per cambiare il settaggio.
E levami una curiosità quanto avete risparmiato?
 

Un giocatore

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Proprietario Casa
deve essere l'assemblea che decide un orario ridotto, tra l'altro crea problemi alla società che gestisce il riscaldamento: l'accensione e lo spegnimento è regolato con un orologio; devono far uscire appositamente un tecnico per cambiare il settaggio.
E levami una curiosità quanto avete risparmiato?
Decide, per fortuna, l'assemblea, perché un solo condòmino potrebbe esigere - siamo a Roma, fascia D - 12 ore tutti i giorni dal 1° novembre al 15 aprile.
Abbiamo risparmiato un po'.
Facciamo un po' i conti (anche se la Costituzione ha abolito i titoli nobiliari):
Senza riduzione le ore sarebbero state 165 * 12 = 1.980
Con la riduzione le ore sono state 60 * 8 + 105 * 12 = 1.740.
Il risparmio è stato pari a: (1.980 - 1.740)/1.980 = 12%.
Invece di 1.000 € abbiamo pagato 880 €.
 

Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
Invece di 1.000 € abbiamo pagato 880 €.
tutto quello che c'é scritto prima di questa riga è giusto dal punto di vista matematico perché si analizza il numero di ore.
Questo ultimo calcolo mi lascia un pò perplesso perché non è detto che il risparmio del costo sia automaticamente uguale alla riduzione delle ore di funzionamento.
Ricordati il dissipamento dell'energia calorifica nelle ripartenze dopo il periodo nel quale la caldaia rimane spenta più a lungo.
 

Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
Dove viene dissipata secondo te l' energia calorifica?
Viene dissipata per portare il liquido di circolazione dalla temperatura alla quale si trova alla temperatura di esercizio. Quindi dalla accensione fino al raggiungimento della temperatura di esercizio.
Perché questa dissipazione compromette il risparmio?
Più è grande l'intervallo tra le accensioni e più si abbassa il valore della temperatura iniziale. Il consumo di energia per portare il liquido di circolazione in temperatura di esercizio è considerato uno spreco. Questo ragionamento è il cavallo di battaglia dei fautori della accensione 24 h/24 h dell'impianto di riscaldamento.
 

Un giocatore

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Viene dissipata per portare il liquido di circolazione dalla temperatura alla quale si trova alla temperatura di esercizio
Allora non viene dissipata, invece resta nel liquido che poi la porta negli appartamenti. Verrebbe dissipata se andasse, che so, a riscaldare il locale caldaia.
Quel che c'è da dire, secondo me, è che all'aumentare della frequenza degli switch le pompe e i bruciatori sono sottposti ad uno stress maggiore.
Ne convieni?
 

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